Malattia di Parkinson: possibile aumento del rischio cardiovascolare con Stalevo


L’FDA ( Food and Drug Administration ) ha informato i medici che sta valutando i dati di studi clinici che indicano che i pazienti che assumono Stalevo ( una combinazione di Levodopa, Carbidopa, Entacapone ) possono essere ad aumentato rischio di eventi cardiovascolari ( infarto miocardico, ictus, e morte cardiovascolare ), rispetto a coloro trattati solamente con Levodopa e Carbidopa ( Sinemet ).

La decisione dell’FDA di condurre una meta-analisi si basa sui risultati dello studio STRIDE-PD ( Stalevo Reduction In Dyskinesia Evaluation - Parkinson's Disease ), che ha riportato uno sbilanciamento nel numero degli infarti del miocardio nei pazienti trattati con Stalevo, rispetto a quelli riceventi solo Levodopa e Carbidopa.

Sebbene l’infarto miocardico, le irregolarità cardiache, l’ipertensione e le palpitazioni sono state riportate con Levodopa, precedenti studi clinici con Stalevo non hanno mostrato uno sbilanciamento nell’infarto miocardico, ictus, e mortalità cardiovascolare.

Sia Stalevo, sia Sinemet hanno dimostrato di essere efficaci nel trattamento dei sintomi della malattia di Parkinson.
L’aggiunta di Entacapone alla combinazione Levodopa, Carbidopa ha dimostrato di produrre un maggior grado di miglioramento in alcuni dei sintomi della malattia di Parkinson rispetto al solo trattamento con Carbidopa, Levodopa,
L’Entacapone è anche disponibile come singolo principio attivo ( Comtan ) per essere somministrato in associazione a Levodopa, Carbidopa; l’Entacapone è un farmaco che non presenta nessun effetto antiparkinsoniano.
Si stima che Stalevo sia stato prescritto a 154.000 pazienti nel periodo 2003-2009.

E’ attualmente in corso la revisione dell’FDA sui potenziali rischi cardiovascolari di Stalevo.
I medici dovrebbero valutare il potenziale rischio cardiovascolare associato a Stalevo, soprattutto nei pazienti con una storia di malattia cardiovascolare.
I pazienti non dovrebbero interrompere l’assunzione di Stalevo senza prima aver interpellato il proprio medico curante.

Fonte: FDA, 2010


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